Accertamento dell’età, due direttive della Procura della Repubblica per i minori di Trieste in contrasto con la legge
Dodici associazioni scrivono alle autorità segnalando casi e criticità derivanti dall’applicazione di due direttive della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni di Trieste. Oltre alla mancata previsione dell’attivazione dell’accertamento dell’età come prevede la legge Zampa, anche il differente trattamento delle persone rintracciate in frontiera non trova alcun riscontro nella normativa vigente.
In una lettera inviata il 9 febbraio 2021 ASGI, CAIT, Amnesty International Italia, CeSPI – Centro Studi di Politica Internazionale, CIR – Consiglio Italiano per i Rifugiati, CNCA – Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Defence for Children International Italia, INTERSOS, Oxfam Italia, Salesiani per il Sociale , Save the Children Italia, Terre des Hommes hanno espresso forte preoccupazione per la situazione dei minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia attraverso la c.d. “rotta balcanica” e in particolare per le prassi adottate nei confronti dei minori rintracciati in prossimità della frontiera italo-slovena.
Nella lettera indirizzata alle principali autorità che si occupano di tutela dei minori a livello regionale e nazionale, tra cui il Tribunale per i Minorenni di Trieste, i Ministeri dell’Interno e della Giustizia, il Garante nazionale per l’infanzia e l’Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia, le 12 associazioni hanno elencato una serie di criticità derivanti dall’applicazione concreta della direttiva del 31 agosto 2020 della Procura presso il Tribunale per i minorenni di Trieste avente ad oggetto il “rintraccio di sedicenti minori stranieri non accompagnati”, già oggetto di segnalazione al Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza ed al Garante regionale dei diritti della persona del Friuli Venezia Giulia da parte di ASGI e CAIT lo scorso 18 novembre 2020 .
In particolare nella lettera vengono richiamati i seguenti casi:
- tre cittadini stranieri, dichiaratisi minorenni sono stati collocati nel CARA di Gradisca da ottobre 2020 a gennaio 2021, in promiscuità con adulti, dopo essere stati identificati dalle Forze dell’Ordine come maggiorenni, senza l’avvio di alcuna procedura di accertamento dell’età. A metà gennaio 2021, i tre minori sono stati trasferiti in strutture per minori non accompagnati.
- in almeno 4 casi il Tribunale per i Minorenni di Trieste, chiamato ad esprimersi su ricorso di coloro che si erano dichiarati minori ma non erano stati considerati tali dalle autorità amministrative, nemmeno dopo la segnalazione degli Enti che ne curavano l’assistenza nell’ambito dei CAS prefettizi per adulti, ha richiesto alla Procura minorile di attivare la procedura di determinazione dell’età.
Con la Direttiva della Procura della Repubblica del Tribunale dei minorenni di Trieste diffusa il 21 dicembre 2020 ai Prefetti e ai Questori delle Province di Trieste, Gorizia, Pordenone, Udine e Venezia, nonché ai Comandi regionali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza del Friuli Venezia Giulia e del Veneto ed al Direttore della Polizia di Frontiera (e per conoscenza al Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Trieste), erano, tuttavia, stati forniti chiarimenti in merito alla corretta applicazione della sua precedente direttiva del 31.8.2020 “sul rintraccio di sedicenti minori stranieri non accompagnati” volta a chiarire “alcuni aspetti problematici emersi nella prassi applicativa” della precedente nota.
Pur verificando positivamente parte delle indicazioni contenute in quest’ultimo provvedimento, le 12 associazioni ritengono incomprensibile la distinzione operata nella direttiva di dicembre .
Nella Direttiva, secondo la Procura, va distinto il caso del “migrante rintracciato in prossimità di frontiera che si dichiara minorenne”, che deve essere considerato maggiorenne quando “non vi è dubbio alcuno circa la maggiore età, che è cosa diversa dal semplice sembrare maggiorenne. In tale caso sarà segnalato con data di nascita corrispondente a persona maggiorenne e, se vi sono gli altri presupposti, potrà essere riammesso in Slovenia o in Austria” .
Caso diverso, sempre secondo la Procura, se “i migranti rintracciati lontano dal confine, per i quali quindi non può essere disposta la riammissione in Slovenia o in Austria, se si dichiarano minorenni” i quali “devono essere collocati come tali….salva la possibilità di chiedere a questo ufficio di disporre accertamenti sanitari”.
Da un lato, infatti, è evidente che non è la zona in cui la persona viene individuata ad alterare il suo status giuridico; in secondo luogo ciò non potrebbe in ogni caso determinare applicazioni della normativa e, dunque, prassi amministrative differenziate da parte delle Autorità di pubblica sicurezza.
“Benchè il Sig. Procuratore” scrivono le 12 associazioni” ritenga di sottolineare che la scelta per tali ultimi è giustificata dal non sapersi “da dove provengono e se sono già stati identificati e con quale età, dichiarata o presunta”, ci sembra che tali indicazioni possano dare luogo ad applicazione differenziate e, in assenza di base normativa, arbitraria se non contra legem” .
Va segnalato – ricordano le associazioni – che le procedure di riammissione richiamate nella direttiva della Procura della Repubblica del Tribunale dei Minorenni di Trieste sono state ritenute illegittime da una importante pronuncia del Tribunale di Roma del 18.1.2021, perché eseguite sulla base di un accordo siglato tra Italia e Slovenia nel 1996 mai ratificato dal Parlamento italiano e perché di fatto ostacolano l’accesso al diritto di asilo ed espongono “le persone al rischio concreto di refoulement indiretto essendo la riammissione in Slovenia parte di un meccanismo di riammissione a catena dalla Slovenia alla Croazia e da lì, troppo spesso dopo inaudite violenze, alle porte dell’Unione Europea, in Bosnia o in Serbia”
Importanti inchieste giornalistiche del Corriere della Sera e di Repubblica, aggiungono infine le associazioni – hanno rivelato come molti minori stranieri non accompagnati, attualmente presenti in Bosnia senza alcuna tutela né riparo, hanno subito tale procedura una volta giunti in Italia, senza peraltro ricevere alcun verbale circa il disconoscimento della minore età, in chiara violazione del divieto di respingimento e della procedura di accertamento dell’età prevista dalla Legge 47/2017.
“Confidiamo che la presente segnalazione possa contribuire a risolvere le criticità segnalate e, a tale fine, siamo disponibili ad ogni ulteriore interlocuzione che possa ritenersi utile” concludono le associazioni.
Ricordiamo infine che la vicenda era stata oggetto di un comunicato del 5 febbraio 2021 con cui ASGI assieme a Amnesty International Italia, Centro Astalli, CeSPI, CNCA, Consiglio Italiano per i Rifugiati – CIR, Defence for Children International Italia, Emergency, Intersos, Oxfam Italia, Salesiani per il Sociale, Save the Children Italia, SOS Villaggi dei bambini e Terre des Hommes aveva lanciato ulteriormente l’allarme sui rischi per i minorenni alla frontiera tra Italia e Slovenia .