Bloccare le persone: l’unica volontà del Patto europeo su immigrazione e asilo
di Gianfranco Schiavone per Altreconomia
Per meglio comprendere la proposta di “Un nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo” presentata dalla Commissione europea il 23 settembre 2020 bisogna andare con la memoria al 2015 quando l’allora Commissione Juncker presentò la sua “Agenda per le migrazioni”. Della scorsa legislatura sono rimasti però poco più che migliaia di documenti contenenti proposte di riforma che non hanno mai visto la luce in ragione delle profonde divergenze interne all’Unione europea. L’attuale proposta di Patto (tratto su questo numero solo la parte relativa alle politiche migratorie dell’Ue con i Paesi esterni, mentre sul numero di gennaio parlerò delle proposte di revisione del Regolamento di Dublino), nella speranza di trovare un accordo politico, sposa un’ottica estrema volta solo a contrastare i flussi migratori verso l’Unione, arginare l’abuso, vero o presunto, del diritto d’asilo, rafforzare la cooperazione interna tra i Paesi Ue e con Paesi terzi per attuare i rimpatri, nonché rinforzare ulteriormente, anche attraverso Frontex, il controllo delle frontiere esterne dell’Unione; un’enfasi ingiustificata se si considera che, secondo l’Eurostat, i flussi migratori irregolari in ingresso nella Ue sono drasticamente diminuti dal 2015, giungendo nel 2019 a solo 142mila persone.
Nel Patto si riconosce che “le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati e i fattori immediati che spingono le persone a migrare sono complessi” ma l’analisi di tale complessità si ferma a questa dichiarazione e null’altro. In pagine pervase da un pensiero povero e confuso si afferma di volere aiutare i Paesi terzi a gestire la migrazione irregolare attraverso “il consolidamento della capacità di gestione delle frontiere, anche rafforzandone le capacità di soccorso e ricerca in mare o a terra, attraverso sistemi di asilo ed accoglienza ben funzionanti o agevolando i rimpatri volontari nei Paesi terzi o l’integrazione dei migranti”.
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