Cie e mini cie: un ritorno all’istituzione totale?
Giovedì 4 ottobre la rassegna S/paesati 2018 apre con tre appuntamenti al Teatro Miela.
Ore 18.00 Inaugurazione della mostra
L’UMANITÀ
di Andrea Manzalini.
La mostra è, secondo la definizione dell’artista, uno stato o un luogo dove uomini, donne, paesaggi e animali vivono in libertà e non esistono culture diverse perché esiste la cultura.
Andrea Manzalini, artista e attore, ha inoltre curato la mostra “The Human Journey” a Palazzo Bomben a Treviso, nata da un laboratorio con dei rifugiati – alcuni dei quadri saranno inseriti anche nella mostra di Trieste.
Ore 19:00
CIE E MINI CIE. UN RITORNO ALL’ISTITUZIONE TOTALE?
Tutti i limiti legali e umanitari alla detenzione di migranti e ai modelli segregazionisti.
a cura di ICS nel ventennale dell’associazione
Ore 20.30 Spettacolo
CHI AMA BRUCIA. Discorsi al limite della frontiera.
Uno spettacolo sui “campi di accoglienza” per migranti stranieri, tratto dalle interviste originali a lavoratori ed ex-reclusi di un C.I.E. italiano (Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri).
ideazione e regia Alice Conti
testo Chiara Zingariello
drammaturgia Alice Conti e Chiara Zingariello
disegno luce, audio, scene e grafica Alice Colla
costumi Eleonora Duse
assistenza produzione Valeria Zecchinato
in scena Alice Conti
uno spettacolo di ORTIKA
“Nel 2012 ho condotto una ricerca antropologica sul Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri di Torino – C.I.E. – i cui risultati sono stati pubblicati nella mia tesi di laurea specialistica. Da tempo mi affascina l’idea che la ricerca scientifica debba trovare il modo di comunicare, di rivolgersi ad un vero pubblico. Inoltre penso che il teatro debba nutrirsi di ciò che realmente accade nel mondo, della contemporaneità, e abbia il dovere illuminarne gli angoli scuri. Allo stesso tempo mi sembra che il teatro (che intendo come ricerca sull’umanità), abbia bisogno e debba avvicinarsi il più possibile ad una scienza, al suo tentativo metodologico di onestà ed esattezza, o perlomeno debba tentare di dire delle cose “vere”. Da questa consonanza e dalla necessità di dare corpo ad un materiale che sento il dovere di rendere pubblico nasce il progetto di spettacolo: “Chi ama brucia. Discorsi al limite della Frontiera” un monologo-intervista a diversi personaggi tra cui la Crocerossina, la Garante e l’Ospite/ gli esuli – che ho realmente incontrato e intervistato durante la ricerca. Il loro discorso si sviluppa intorno al C.I.E. che nella trasposizione teatrale chiameremo Campo.”
Alice Conti
ORTIKA DOSSIER
Da qui. Da un paesaggio che ci battezza. Dalla città fantasma dentro la città reale. Dal C.I.E. – Centro di Identificazione ed Espulsione per stranieri; in Italia mezzo milione di persone vi sono passibili di internamento fino a 18 mesi. I clandestini , una categoria che questo luogo serve a creare e che non esiste se non in relazione a questo luogo. Il Campo crea e rinomina attraverso le sbarre i corpi delle persone che confina; c’è un destino nell’assegnazione di uno spazio. La Crocerossina in uniforme d’accoglienza ci guida dentro il suo campo da gioco, danza paternalista i turni, canta chiusa in ufficio, dalla radio le voci dei prigionieri. Un viaggio dentro il Campo, le sue regole e il suo linguaggio orwelliano, dentro uno sguardo ravvicinato e miope sull’altro. Il Campo introduce nello spazio civile della città un’eccezione inquietante e antica: le persone vi sono recluse non per qualcosa che hanno fatto ma per qualcosa che sono.