Dossier Statistico sul sistema di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati a Trieste 2019-2020
La mattina del 26 giugno 2020 è stato presentato, nella sede della Curia vescovile di Trieste, il “Dossier statistico sul sistema di accoglienza e protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati a Trieste” per l’anno 2019, aggiornato con alcuni dati ai primi mesi del 2020.
Don Alessandro Amodeo (Caritas) ha introdotto: «si tratta di dati statistici ed esperienziali sull’accoglienza a Trieste. I nuovi accolti nel 2019 sono stati significativi ma, come si vede dal report, non sono stati di molto maggiori rispetto all’anno precedente. Nessun “boom dell’immigrazione” quindi».
Un numero in forte calo è, invece, quello dei dipendenti: «43 in meno rispetto all’anno precedente – continua Amodeo –, posti di lavoro persi sul territorio cittadino, il dato deve far riflettere. Da notare poi che il sistema ha retto anche quando sono arrivate in un giorno 120 persone, i centri di accoglienza non sono mai stati al collasso, bisogna smettere di utilizzare l’immigrazione come strumento di propaganda».
Il presidente dell’ICS Gianfranco Schiavone ha illustrato le slide del report: «nel corso del 2019 il numero di presenze è stato costante, nei primi cinque mesi del 2020 c’è stata invece una diminuzione del numero complessivo». Un dato critico riguarda il SIPROIMI (ex Sprar), che a Trieste vede pochi posti rispetto all’esigenza del territorio: «siamo stati obbligati a trasferire anche persone titolari di protezione – osserva Schiavone –, si tratta in questo caso di accolti già inseriti nel tessuto sociale della città, non di persone appena arrivate».
Altro dato negativo per il territorio riguarda i percorsi di inserimento professionale: «mentre siamo riusciti ad aumentare gli inserimenti nei corsi di italiano – continua Schiavone – nel 2019 sono diminuiti gli iscritti alla terza media e ai corsi professionali, con una forte diminuzione dei tirocini. Questo è dovuto alla contrazione dei costi dell’accoglienza, che ha colpito principalmente le risorse destinate ai percorsi di inserimento sociale».
Il secondo effetto dei tagli è, come anticipato da don Amodeo, il licenziamento di molti operatori: «il numero complessivo è calato di 43 unità, si tratta di 43 famiglie italiane che hanno perso il lavoro in maniera diretta. Riusciamo ancora a garantire un’accoglienza dignitosa, ogni operatore ha un numero ancora abbastanza limitato di accolti – anche se maggiore di prima – ma è chiaro che togliendo servizi di integrazione ci sono e ci saranno, inevitabilmente, effetti sociali sulla città».