Frontiere europee: un nuovo rapporto testimonia le violazioni dei diritti umani
La cooperazione informale tra gli Stati ha impedito a migliaia di donne, uomini e bambini di cercare protezione in Europa. Le Associazioni: Serve un monitoraggio indipendente alle frontiere.
Sette organizzazioni che tutelano i diritti umani (Danish Refugee Council, ASGI, Diaconia Valdese, Hungarian Helsinki Committee, Humanitarian Center for Integration and Tolerance, Macedonian Young Lawyers Association, Greek Council for Refugees) hanno raccolto le testimonianze di migliaia di respingimenti illegali di migranti e rifugiati che cercavano di attraversare i confini dell’Europa nel rapporto Responsabilità respinte: violazioni dei diritti umani come trattamento di benvenuto alle frontiere europee.
Come evidenziato da un articolo pubblicato dal Guardian, esse rivelano anche un’informale cooperazione tra le autorità di diversi paesi per trasferire persone vulnerabili attraverso le frontiere per evitare responsabilità.
In soli tre mesi, nel 2021, le autorità hanno impedito illegalmente a 2.162 uomini, donne e bambini di cercare protezione.
I casi di respingimenti illegali sono stati registrati da gennaio ad aprile in diversi valichi di frontiera in Italia, Grecia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord e Ungheria. Più di un terzo dei respingimenti documentati ha comportato abusi fisici e aggressioni, furti, estorsioni e distruzione di beni personali, per mano delle polizie di frontiera e delle forze dell’ordine nonché violazioni di diritti come quello di accesso alla procedura di asilo.
“Il quadro agghiacciante che emerge da questo report ci palesa ancora una volta le dimensioni e le atroci conseguenze dei respingimenti alle frontiere. Appare chiaro quanto sia urgente fare luce sulle procedure attuate tanto più se, come spesso accade e come nel caso affrontato di recente dal Tribunale di Roma, i respingimenti non sono agevolmente contestabili e perseguibili in giudizio perché attuati senza la consegna agli interessati di provvedimenti scritti dunque in totale assenza di prove formali. “ Caterina Bove (ASGI)
Inoltre il rapporto documenta 176 casi dei cosiddetti “respingimenti a catena” in cui i rifugiati e i migranti sono stati forzatamente inviati attraverso più frontiere tramite una cooperazione informale tra gli Stati per aggirare la loro responsabilità e spingere gruppi indesiderati fuori dall’UE. Questo potrebbe essere avvenuto dall’Italia o dall’Austria passando per paesi come la Slovenia e la Croazia fino a un terzo paese come la Bosnia-Erzegovina.
“È estremamente preoccupante vedere che così tante persone subiscono respingimenti e violenze alla frontiera. È evidente che gli Stati devono fermare la violenza e queste pratiche illegali, e i responsabili devono essere ritenuti responsabili“, dice Charlotte Slente, segretario generale della RDC.
“Per monitorare il rispetto dei diritti, è essenziale istituire meccanismi nazionali indipendenti per monitorare le frontiere e avviare automaticamente le indagini una volta che le prove vengono raccolte dal meccanismo o gli vengono riferite. Questo sarebbe uno strumento per ritenere i colpevoli responsabili, porre fine all’impunità e garantire l’accesso alla giustizia. A tal fine, non c’è bisogno di “reinventare la
ruota”, poiché esistono già molti meccanismi di monitoraggio. È tuttavia necessario che il meccanismo possa eseguire efficacemente il suo mandato e che le sue conclusioni siano rispettate e attuate” concludono nel rapporto le organizzazioni, che hanno avviato questa azione congiunta denominata Protecting Rights at Borders (Prab) Initiative, unendo le proprie forze per promuovere la tutela dei diritti umani lungo le frontiere europee.
Il rapporto “Responsabilità respinte: violazioni dei diritti umani come trattamento di benvenuto alle frontiere europee” si basa sui dati relativi alla limitazione illegale all’accesso alla protezione lungo i confini dell’Europa, raccolti sistematicamente e analizzati accanto alla previsione di rimedi legali per le persone coinvolte. Si stima che il rapporto riveli solo la punta dell’iceberg. In molti luoghi lungo le rotte monitorate, alle ONG viene impedito di documentare la portata delle pratiche illegali. Altre sfide sono rappresentate dal fatto che le persone temono ripercussioni sul loro status o che viene loro impedito di proseguire il viaggio. Ricorrere ai respingimenti come mezzo per proteggere le frontiere degli Stati è illegale. Gli Stati hanno l’obbligo, secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Convenzione europea dei diritti umani, di assicurare che le persone possano effettivamente chiedere asilo e di rispettare il principio di non respingimento. Gli Stati hanno inoltre, secondo gli stessi ordinamenti giuridici, il divieto di effettuare espulsioni collettive e l’obbligo di trattare ogni persona con dignità umana.
L’iniziativa Protecting Rights at Borders (PRAB) è formata da organizzazioni di protezione e assistenza legale che si concentrano sul rispetto dei diritti umani alle frontiere esterne e interne dell’UE. Basandosi sulla vasta esperienza e il lavoro in corso dei diversi partner, l’iniziativa PRAB mira a:
-Documentare e raccogliere le testimonianze di queste violazioni dei diritti consolidate e sistematiche.
-Innescare e sostenere azioni legali, quando pertinenti e fattibili.
-Evidenziare le questioni di responsabilità, così come la necessità di meccanismi indipendenti di monitoraggio delle frontiere.
Le organizzazioni
Italy: (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Diaconia Valdese (DV) and Danish Refugee Council (DRC) Italy); Hungary (Hungarian Helsinki Committee); Bosnia and Herzegovina (DRC BiH); Serbia (Humanitarian Center for Integration and Tolerance (HCIT)); North Macedonia (Macedonian Young Lawyers Association (MYLA)); Greece (Greek Council for Refugees (GCR) and DRC Greece); and Brussels (DRC Brussels).