“Il sistema a un bivio”: il rapporto che rivela i danni dei decreti sicurezza
Il rapporto “Il sistema a un bivio” rivela la distruzione del sistema di accoglienza diffusa dei migranti nei CAS da Nord a Sud e il fallimento della gestione della pandemia del Coronavirus nella tutela della salute.
Un fallimento annunciato che ha portato alla distruzione del sistema di accoglienza diffusa per le persone migranti. Un terzo delle prefetture hanno riscontrato difficoltà nell’assegnare i posti in accoglienza. Il capitolato di gara incentiva i centri di accoglienza di grandi dimensioni a scapito di quelli piccoli e distribuiti sul territorio, aumentando così – fra le altre cose – il rischio di contagio da coronavirus.
È quanto denuncia il rapporto “Il sistema a un bivio”, realizzato da ActionAid e Openpolis, che analizza l’eredità del Decreto Sicurezza del primo Governo Conte sul sistema di accoglienza delle persone migranti in Italia lasciata nei due anni di vigore della Legge.
Il Decreto Sicurezza del 2018 ha aggravato le criticità strutturali del sistema di accoglienza e provocato, con l’abolizione della protezione umanitaria e l’esclusione dei richiedenti asilo dal sistema Siproimi, un’ulteriore contrazione dei diritti. La normativa voluta dall’ex ministro Salvini ha inoltre favorito i grandi gestori a discapito delle piccole realtà sociali.
Molti gestori del terzo settore difatti hanno deciso di non rispondere al bando per il sistema di accoglienza prefettizio. Di conseguenza, soggetti disposti a gestire strutture ridotte a dormitori, enti con dichiarato scopo di lucro o che non hanno competenze specifiche, sono cresciuti di importanza nel sistema a discapito degli attori con capacità e a vocazione sociale.
In Friuli-Venezia Giulia dove si era affermato un modello di accoglienza diffusa il terzo settore si è fortemente opposto al nuovo capitolato e ha disertato i bandi delle prefetture, che vedeva nel 2019-2020 per il 59,27% posti offerti per unità abitative. Una scelta che cercava di preservare un sistema sempre più distribuito sul territorio: i comuni coinvolti nell’accoglienza erano 100 (46% del totale) nel 2018. Al contrario, nel 2019 il numero si riduce a 64 (30%). Emblematica la situazione oggi a Trieste. Nella primavera 2019 vengono emessi due bandi senza esito positivo, entrambi i bandi vengono ripetuti a fine anno senza successo, ad oggi dei 1000 posti offerti dalla prefettura di Trieste ne sono stati assegnati solo 10. In Friuli-Venezia Giulia i nuovi ingressi dalla rotta balcanica, i respingimenti informali che hanno determinato nuove traiettorie in ingresso, e il rallentamento delle procedure di ricollocamento dovuto all’emergenza sanitaria hanno reso la situazione fortemente critica.
“Il 5 ottobre il governo ha finalmente varato il decreto Immigrazione, che nonostante presenti ancora troppi punti critici, rappresenta un innegabile passo avanti. Tra gli elementi migliorativi, oltre al ripristino dei livelli di protezione della cosiddetta “umanitaria”, va annoverato lo sforzo di reindirizzare il sistema di accoglienza verso il modello a titolarità pubblica in micro-accoglienza diffusa. Tuttavia, è con il capitolato di gara che verranno definiti nel dettaglio costi e servizi da erogare nei centri Cas e nei centri governativi. Solo cambiando profondamente il capitolato potremo parlare di una reale riforma del sistema di accoglienza” dichiara Fabrizio Coresi, Migration Expert ActionAid.
È possibile scaricare il rapporto cliccando qui