Le riammissioni sono illegali. Piantedosi lo sa anche se lo nega
Le dichiarazioni rilasciate dal ministro Piantedosi sulla presunta legittimità delle riammissioni al confine italo-sloveno sono di un’inaudita gravità per chi svolge una funzione istituzionale che dovrebbe essere a presidio della legalità. Lo stesso Governo italiano, rispondendo alla interrogazione dell’On. Magi alla Camera dei Deputati nell’ottobre 2021, aveva riconosciuto che in presenza della manifestazione della volontà del cittadino straniero di chiedere asilo «non si dà luogo alla riammissione», un’espressione in linguaggio burocratico che riconosceva, a denti stretti, l’illegalità delle riammissioni dei richiedenti asilo avvenute in precedenza sulla frontiera italo-slovena, condotta che era stata già oggetto della censura del Tribunale di Roma (ordinanza del 18 gennaio 2021) a seguito della quale le riammissioni furono sospese.
Perché dunque Piantedosi ora smentisce quanto riconosciuto dallo stesso Viminale? Cosa c’è dietro l’ossessione di volere riprendere una condotta illegale che getta vergogna sulle istituzioni italiane? Inoltre il Ministro, già distintosi in tutta Europa per i suoi tentativi di forzare le normative internazionali sul soccorso in mare, sembra dimenticare che nessuna riammissione, anche di quei cittadini stranieri che non chiedono asilo, può essere “informale” perché in uno stato di diritto ogni decisione della pubblica amministrazione deve sempre avere consistere in un provvedimento scritto, motivato e notificato alla persona affinché la decisione possa eventualmente essere impugnata in giudizio. La natura informale delle riammissioni le rende quindi chiaramente illegali in qualunque caso e circostanza esse vengano fatte, trasformandole in deportazioni di fatto, incompatibili con un ordinamento democratico.
Come avvenuto in passato ICS agirà in tutte le sedi necessarie verso ogni violazione della legalità.
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