Lo sgombero del Silos e le prospettive incerte
Nel corso dell’incontro presso la Prefettura di Trieste tenutosi in data 17 giugno 2024, nonostante i tentativi di rassicurazione, le modalità di chiusura e sgombero del Silos non sono state del tutto chiarite e permangono pesanti incertezze sul futuro della gestione del sistema della prima accoglienza verso i migranti in arrivo dalla rotta balcanica.
Il Prefetto di Trieste ha confermato il piano già annunciato, evidenziando come l’ostello scout di Campo Sacro sia pronto ad accogliere immediatamente ulteriori 60 persone (perché, dunque, tali posti non sono stati finora utilizzati, dal momento che i lavori di adeguamento sono appena iniziati presso la struttura?). È stata altresì annunciata la collocazione, nell’area, di prefabbricati a scopo abitativo, messi a disposizione da UNHCR per aumentare il numero di posti disponibili. Si tratta di elementi importanti e positivi che vanno nella direzione richiesta da tempo dalle associazioni, ma rimangono incerti molti punti: in primis se verrà realmente attuato presso l’Ostello e Casa Malala un meccanismo di “alta rotazione” delle presenze, senza il quale la maggior capienza dell’Ostello non potrà comunque risultare sufficiente, come non lo è stata in passato quando la struttura ha avuto numeri analoghi a quanto ora si prevede di allestire. Fortemente incerto resta dunque il futuro di tutte le persone, compresi famiglie e situazioni vulnerabili, che chiederanno asilo e protezione nei prossimi mesi essendo molto concreta la possibilità che esse siano di nuovo costrette a vivere in strada in condizioni di assoluto pericolo e finiscano per necessità a dover occupare altri spazi abbandonati.
Una particolare grave difficoltà si conferma per coloro che – al pari di coloro che chiedono asilo a Trieste – hanno un chiaro bisogno di protezione, ma sono orientati a raggiungere altri paesi europei: nei loro confronti sarebbe necessario prevedere l’attivazione di una struttura di prima accoglienza per finalità umanitarie, anche in considerazione del fatto che essi rappresentano il 70% degli arrivi. Ogni seria discussione su questa questione cruciale continua però ad essere ignorata e rimossa dalle istituzioni locali, in primis dal Comune di Trieste.
Non è possibile non ricordare come i diversi attori istituzionali territoriali hanno pesanti responsabilità nella pessima gestione degli arrivi nell’ultimo biennio e che ciò ha portato all’utilizzo esteso del Silos da parte delle tante persone che sono state abbandonate in strada.
Vengono dunque confermate le due richieste fondamentali già ribadite in più occasioni che non hanno ancora avuto risposta:
1) la realizzazione di un piano effettivo che, anche con interventi d’urgenza, eviti di abbandonare nuovamente in strada una parte dei richiedenti asilo senza accoglienza, in aperta violazione delle normative vigenti;
2) l’allestimento di una struttura pubblica di prima accoglienza di “bassa soglia” (gli importanti interventi caritatevoli in atto non possono sostituire le responsabilità pubbliche) destinata a chiunque, senza distinzioni, versi in condizioni di difficoltà e necessiti di assistenza umanitaria.
Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS)
Diaconia Valdese
Linea d’Ombra
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