L’ordinanza del Tribunale di Roma ripristina lo stato di diritto, il suo contenuto non può essere volutamente distorto per creare allarme
La precisa ordinanza con la quale il Tribunale di Roma ha sancito l’illegittimità delle riammissioni informali dei richiedenti asilo dall’Italia alla Slovenia, e successivamente a catena, e con uso della violenza, fino in Bosnia, ha suscitato reazioni rabbiose e scomposte da parte del presidente della giunta regionale Fedriga. Le opinioni politiche, per quanto estremiste, sono libere in democrazia, ma non è legittimo diffondere una versione del tutto distorta dei contenuti dell’ordinanza, offendendo così la magistratura e procurando allarme tra la popolazione.
È falso sostenere che l’ordinanza dica che chiunque può entrare irregolarmente nel territorio nazionale e rimanervi: l’ordinanza chiarisce, invece, ciò che la pubblica amministrazione e la polizia di frontiera non potevano non sapere, ovvero che gli accordi di riammissione (che non hanno alcun valore di legge ma sono un mero accordo operativo sottoposto alle leggi) non possono in alcun caso essere applicati ai richiedenti asilo. Alla frontiera la domanda va sempre registrata da parte della polizia e il richiedente va messo in condizioni di sicurezza.
È inoltre falso sostenere che la corretta registrazione delle domande comporta che tutti i richiedenti asilo rimangano in Italia. La legge prevede infatti la possibilità che il richiedente asilo venga trasferito in Slovenia o in un altro paese competente a esaminare la sua domande, secondo le procedure di legge previste dal Regolamento Dublino. L’Italia può, al pari degli altri Stati, far valere tale Regolamento che viene violato proprio in caso di illecita sostituzione ad esso degli accordi di riammissione.
È infine falso sostenere, con lo scopo di seminare il panico, che i richiedenti asilo che arrivano in FVG rimamgano tutti nella regione, creando una situazione di eccessiva concentrazione. Dopo una prima accoglienza, infatti, i richiedenti asilo vengono in buona parte trasferiti in tutto il territorio nazionale, analogamente a quanto avviene per gli arrivi via mare, secondo una equa logica di redistribuzione. Il sistema locale di accoglienza è perfettamente idoneo ed eventualmente verrà rafforzato, sotto il profilo della prima accoglienza (non della accoglienza diffusa), in caso di un netto aumento degli arrivi.