Non essere triste viaggiatore
“A Trieste,
città dell’amicizia e dei ricordi…
città dell’amore e della gentilezza:
per incontrarci di nuovo
io conto i secondi” (Hedayatullah Saberjo)
Fuggiti da casa a causa della guerra, giunti in Italia dopo un viaggio terribile, soli, spaesati, incapaci di comprendere la lingua e di farsi capire, alcuni giovani hanno trovato a Trieste un ambiente accogliente attraverso il Consorzio italiano di solidarietà (Ics) che ha garantito loro una sistemazione dignitosa, la possibilità di imparare l’italiano e di seguire corsi professionali. Alle persone che li accolgono alcuni desiderano raccontare tutto il proprio vissuto, le ansie, le angosce e le speranze, e lo strumento diventa la poesia. Ma per parlare agli italiani, per farsi comprendere veramente e trovare un’intesa profonda, la lingua può essere solo l’italiano, e lo strumento più immediato, per quanto possa sembrare inusuale, la poesia. Nasce così la raccolta di poesie dal titolo Non essere triste viaggiatore dove gli autori manifestano la necessità di avere un approccio con la nostra arte e la nostra cultura, e intanto regalano a noi, attraverso la loro poesia, molti aspetti della loro civiltà. Questo libro è una goccia utile a far diventare questo contatto tra mondi diversi un incontro tra il donare e il ricevere.
Gli Autori
Hedayatullah SaberJoè nato a Kabul nel 1982. A causa della guerra del ‘92 ha potuto frequentare la scuola per non più di tre anni. Solo quando è arrivato a Trieste ha potuto riprendere la cosa che più gli piace: scrivere. Nonostante un duro lavoro, continua a farlo per l’urgenza di condividere le sue esperienze.
Chagataj Afghan è nato in Afghanistan nel 1990. Ha potuto frequentare la scuola solo per qualche anno e poi ha dovuto lasciare il suo Paese. Dopo un lungo viaggio è giunto nel 2014 a Trieste. Da qualche anno lavora fuori Trieste.
Meesam Alì è nato in Pakistan nel 1974. Ha studiato fino a 17 anni per poi andare a lavorare, ma la sua grande passione è la scrittura. In Pakistan ha pubblicato diversi libri. Nel 2016 ha dovuto lasciare il Paese giungendo a Trieste. Ora lavora all’estero.
Fateh Mohammad è nato in Afghanistan nel 1996. Ama studiare ma non ha potuto finire la scuola perché costretto a fuggire. Arrivato in Italia, nel 2015, ha scoperto di avere una malattia agli occhi, ma non rinuncia alla speranza di riprendere la scuola e di iscriversi all’università.
Abdullah Naderi ha quasi 20 anni e viene dall’Afghanistan. Qui a causa della guerra ha frequentato la scuola solo per tre anni. A 15 anni ha lasciato la famiglia e la città. Nel 2016 è arrivato a Trieste dove ha fatto vari corsi di formazione di lingua e di Street art, e frequenta la terza media.
Asghar Alì ha 20 anni, è afghano e vive in Italia dal 2017. Quando aveva tre anni hanno ucciso la sua famiglia e con lo zio è fuggito in Iran, dove ha cominciato a lavorare a cinque anni. Da lì è fuggito in Svezia e infine è approdato a Trieste, dove frequenta la seconda media.
Farhan Shabbir è nato in Pakistan nel 1993. Si sente poeta e scrittore. Ha scritto fin da quando era al liceo. Arrivato in Italia ha avuto la possibilità di lavorare con il fisarmonicista Aleksander Ipavec, nel cui gruppo suona come percussionista.
La curatrice
Maria Paola Mioni, laureata in Filosofia all’Università di Trieste, ha insegnato per quasi quarant’anni italiano e storia negli istituti tecnici. Andata in pensione, ha cominciato a insegnare la lingua italiana ai rifugiati politici presso l’Ics di Trieste.