Polidori, Salvini e la strumentalizzazione del dolore
C’è qualcosa di sconcertante nel vedere il sindaco di Muggia Paolo Polidori, noto per le sue posizioni estremiste e diventato celebre sui giornali di mezza Europa per aver gettato nei cassonetti le coperte di un povero senzatetto, darsi da fare per proporre l’utilizzo di un albergo dismesso della cittadina di Muggia per l’accoglienza dei profughi dall’Ucraina. ICS, che cura l’accoglienza e la protezione legale di tutti i rifugiati da venticinque anni, senza discriminazioni su base etnica, politica, religiosa o di altra natura, è lieto se l’ex albergo individuato potrà essere utilizzato per l’attuale grave emergenza umanitaria.
È però doveroso ricordare gli avvenimenti del 2016 quando Polidori, allora consigliere comunale nel Comune di Trieste, era parte della intransigente opposizione alla temporanea ospitalità di 20 (dicesi 20!) rifugiati accolti nella parrocchia di Aquilinia per alcuni giorni in attesa di un trasferimento, colpevoli solo di non essere bianchi europei ma afgani, e di essere giovani uomini che non volevano combattere per i talebani.
Una vicenda, quella del 2016, che rappresenta una macchia indelebile sulla storia di questo territorio e che non può essere cancellata dalla falsa disponibilità di oggi, usata per spregiudicate finalità politiche. Eloquenti le immagini del violento assedio verso l’allora Prefetto Annapaola Porzio, persona di alto profilo, aperta al dialogo ma ferma nel difendere le leggi della Repubblica quali il diritto d’asilo (si veda a tal proposito il servizio del tg di Telequattro: https://youtu.be/pEzfbbFjybA).
La strumentalizzazione del dramma dei profughi ucraini, a Trieste, come nel grottesco viaggio di Salvini in Polonia fatto “per aiutare i rifugiati”, ripugna la coscienza civile.