Sinistra Progetto Comune e Firenze Città Aperta aderiscono al digiuno per la rotta balcanica
L’iniziativa, lanciata dalla Rete Accoglienza FVG il 7 gennaio, continua a ricevere nuove adesioni
Queste le dichiarazioni di Antonella Bundu e Dmitrij Palagi – Sinistra Progetto Comune insieme a Firenze Città Aperta:
“Il gruppo di Sinistra Progetto Comune, insieme all’associazione Firenze Città Aperta, ha deciso di partecipare al digiuno a staffetta lanciato dalla Rete Accoglienza FVG, per denunciare la disumanità che attraversa la cosiddetta rotta balcanica, il percorso migratorio che coinvolge migliaia di persone di ogni età e di provenienze diverse, che arriva alle porte dell’Unione Europea, per essere aggressivamente bloccato dalle autorità, attraverso respingimenti illegali. Italia, Slovenia e Croazia attuano da tempo le “riammissioni informali”, dei respingimenti che costringono i migranti a tornare al loro punto di partenza, la Bosnia, dove rimangono bloccati per anni in condizioni al limite della sopravvivenza.
L’azione degli Stati europei lede i diritti principali degli esseri umani, negando a prescindere la possibilità di queste persone di richiedere protezione umanitaria. Lo sciopero della fame è partito il 17 gennaio: oggi partecipa la Consigliera comunale Antonella Bundu, insieme al consigliere del quartiere 3 Luigi Casamento. Domani sarà il turno di Francesco Gengaroli, del quartiere 2. Domenica sarà il turno di Dmitrij Palagi, consigliere comunale, e Lorenzo Palandri, consigliere del quartiere 2. Lunedì parteciperà Francesco Torrigiani, consigliere del quartiere 1. Insieme a loro tante persone dell’Associazione Firenze Città Aperta. Serve infatti mandare un messaggio forte raccogliendo quante più voci possibili, che facciano proprie e rilancino le proposte di questa iniziativa.
L’Unione Europea e i singoli Stati devono assumersi le proprie responsabilità verso queste persone e abbandonare i respingimenti che violano i trattati comunitari e la nostra stessa Costituzione. Serve un’azione comune, a livello europeo, per assicurare a coloro che scappano da fame, guerra e distruzione di ricevere la protezione necessaria, partendo anche dall’assistenza alla Bosnia. Questo Paese affronta una situazione di difficoltà fin dall’indipendenza e manca delle risorse finanziarie, materiali e organizzative per gestire con la cura necessaria una questione così delicata. La “fortezza Europa” non è un modello sostenibile e non è un modello umano”.