Trieste abbandona gli ultimi sulla strada
Domani 1 dicembre, come ogni anno, avrebbe dovuto attivarsi il progetto cosiddetto “emergenza freddo”, espressione consueta ma poco felice (il freddo è un fatto annunciato, non una emergenza) che indica l’insieme degli interventi di emergenza a finalità salva vita nei confronti di coloro che per qualunque ragione, e qualsiasi sia la loro condizione giuridica, sono senza un riparo notturno.
Invece proprio nell’anno della pandemia di covid, nella città di Trieste divenuta uno dei luoghi più inospitali del nord Italia verso le persone in stato di bisogno, non esiste alcun tipo di prima assistenza a meno che il senza dimora dimostri di essere residente. Qualunque persona in stato di estrema necessità è destinata a essere lasciata in strada, con il rischio di morirvi: la vittima di tratta non ancora identificata come tale; lo straniero che intende fare la domanda di asilo ma che dopo un viaggio terribile è giunto a Trieste, suo malgrado, di notte o in momenti in cui gli uffici preposti sono chiusi; o ancora la persona con disagio mentale che nessuno ha ancora riconosciuto e così avanti.
Ovunque in Italia e in Europa, ma pare non nella abbruttita Trieste, i servizi detti “bassa soglia” forniscono interventi brevi e immediati di primo soccorso che servono a tutelare la vita e la dignità di qualunque persona in attesa che, subito dopo, intervenga un servizio specifico. Un tempo erano il vanto della città ed erano costituiti dal servizio Help Centre alla stazione per il primo aggancio della persona bisognosa, dai centri diurni dove offrire un riparo anche di giorno e ricevere la prima assistenza e le prime informazioni, da un numero adeguato di posti letto in diversi dormitori. In pochi mesi tutto ciò è stato spazzato via, e ora di quel sistema ne rimangono solo le macerie.
Volutamente falsa e ideologica risulta in particolare la giustificazione diffusa dal
Comune di Trieste che ha evidenziato che non sarebbe sua competenza occuparsi dei richiedenti asilo come scusa per non organizzare un piano di emergenza freddo. È vero: l’accoglienza dei richiedenti asilo è compito diretto dello Stato dal momento in cui la persona fa la domanda di asilo; ben altro è però ricordare che nell’immediatezza dell’arrivo, in qualunque ora e giorno, per quell’uomo, quella donna o quella famiglia che diventeranno poche ore dopo richiedenti asilo e che come tale verranno collocati nel servizio previsto (come sempre accaduto), ci può essere il bisogno di un ricovero immediato, di una visita medica e di un pasto caldo per evitare di essere esposti al rischio di morire assiderati. A questo serve la “bassa soglia”, come chiunque può comprendere.
Si può fare finta di ignorare tutto ciò oppure – come ha fatto l’assessore Grilli – si può attaccare in modo scomposto chi richiama alla realtà, ma questa rimane tale nella sua brutalità. È necessario che Trieste torni a essere una città dove gli ultimi vengono soccorsi e non abbandonati senza discriminazioni di nazionalità, di condizione sociale o giuridica.