Vite abbandonate: Rapporto sulla situazione e i bisogni dei migranti in arrivo dalla rotta balcanica a Trieste – anno 2022
La mattina del 15 giugno, al Circolo della Stampa di Trieste, è stato presentato il “Rapporto sulla situazione e i bisogni dei migranti in arrivo dalla rotta balcanica a Trieste – anno 2022”. Di seguito potete leggere la sintesi dei contenuti, mentre è possibile scaricare integralmente il report cliccando qui.
Per la sua posizione geografica Trieste è e rimarrà un luogo di arrivo e di passaggio per un gran numero di persone che fuggono da situazioni drammatiche nei paesi di origine. L’aggravarsi delle crisi umanitarie in alcune zone dell’Asia ha determinato, a partire dall’estate dello scorso anno, un notevole incremento degli arrivi dalla rotta balcanica.
Il Rapporto, redatto dalla Rete solidale che unisce le organizzazioni attive a Trieste sui temi dell’accoglienza, della tutela legale e dell’assistenza umanitaria alle persone migranti, fotografa nel dettaglio la situazione degli arrivi dalla rotta balcanica nel corso del 2022 e analizza l’impatto che questi hanno avuto sul sistema locale dei servizi, e parzialmente sul sistema dei dormitori per l’inverno 2022/2023, analizzando le principali criticità emerse. Il Rapporto si conclude con raccomandazioni alle istituzioni sugli interventi, finora carenti o assenti, che è urgente realizzare al fine di garantire il rispetto delle normative vigenti e la tutela dei diritti umani fondamentali.
Le migliaia di persone che annualmente giungono in città, tra le quali molti nuclei familiari e minori non accompagnati, hanno un estremo bisogno di prima assistenza e di informazioni sui loro diritti, di cure sanitarie, della possibilità di lavarsi, cambiarsi gli abiti, sfamarsi, riposarsi in un luogo riparato. Gli enti e le associazioni che hanno redatto questo Rapporto hanno riempito, almeno parzialmente e nei limiti delle proprie possibilità, la mancanza di interventi istituzionali. Con una presenza costante in Piazza Libertà e al Centro Diurno, hanno assicurato il monitoraggio quotidiano degli arrivi e dei bisogni, garantito assistenza materiale attraverso la distribuzione di cibo e vestiario, assistenza medica e infermieristica, informazione e orientamento legale; tutto ciò tramite il lavoro svolto da operatori, medici e infermieri, mediatori linguistico-culturali e volontari, attingendo a risorse proprie o derivanti dalla solidarietà popolare.
Dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022 sono state incontrate e assistite nell’area della Stazione di Trieste un totale di 13.127 persone in arrivo dalla rotta balcanica, per oltre la metà provenienti dall’Afghanistan. Ben 1.406 i minori non accompagnati, l’11% del totale. 172 i nuclei familiari, prevalentemente di origine curda turca, composti da un totale di 825 persone, tra le quali 440 bambini, prevalentemente di età tra i 4 e gli 11 anni. Circa un terzo delle persone dichiara di voler presentare domanda di asilo in Italia, mentre i due terzi sono orientati a raggiungere altri paesi, come Francia, Germania, Portogallo e Svizzera. Il dato conferma come l’Italia non sia, nella maggior parte dei casi, la destinazione finale delle persone migranti e degli afghani in particolare che arrivano in città.
Nonostante l’aumento delle domande di asilo nel corso del 2022 non sia stato tale da potersi definire un’emergenza, a partire da giugno 2022 il sistema di prima accoglienza imperniato sulle due strutture dell’Ostello di Campo Sacro e di casa Malala a Fernetti si è saturato rapidamente. È esploso, con dimensioni non paragonabili con il passato, il fenomeno dei richiedenti asilo abbandonati in strada a centinaia, lasciati all’addiaccio dai 30 ai 70 giorni prima di poter accedere all’accoglienza come previsto dalla legge. Gli effetti della situazione sul centro cittadino e sull’area della stazione di Trieste sono stati subito evidenti: i gruppi di migranti lasciati in strada si sono moltiplicati, con giacigli improvvisati in ogni spazio disponibile, dalle aiuole alle pensiline degli autobus.
Solo da agosto 2022 la riapertura del Centro Diurno di via Udine ha permesso di migliorare l’assistenza alle persone in arrivo e limitare in parte il degrado derivante dall’abbandono. Il Comune di Trieste ha disposto nello stesso periodo la copertura economica per l’aumento di 20 posti per l’accoglienza notturna, ma i costi di gestione del Centro Diurno e degli essenziali servizi di assistenza sono stati e rimangono tuttora coperti quasi esclusivamente dalle organizzazioni della Rete che hanno messo a disposizione risorse economiche e supporto logistico.
L’apertura di ulteriori posti letto finanziata dal Comune di Trieste, avvenuta dal 1° gennaio 2023, ha portato la capacità dei dormitori cittadini a un totale di 55 posti cui va aggiunta, per le famiglie e le situazioni più vulnerabili, un’ulteriore struttura cittadina dalla capienza massima di 25 posti. Questo intervento si è rivelato di grande utilità, anche se ancora insufficiente a coprire il fabbisogno reale della città, tanto più che nella stagione invernale l’abbandono in strada espone le persone a sofferenze indicibili fino al rischio di morte.
Nell’ultimo quadrimestre del 2022, presso il solo dormitorio di San Martino al Campo, su un totale di 733 posti letto messi a disposizione, ben l’82% (604) sono stati assegnati a richiedenti asilo in attesa di entrare nel sistema di prima accoglienza a loro dedicato. La mancata accoglienza dei richiedenti asilo ha quindi occupato la grande parte dei posti che dovrebbero invece essere destinati a persone del territorio che si trovano in stato di bisogno e a cittadini stranieri il cui percorso migratorio per una pluralità di ragioni non si conclude a Trieste.
La città di Trieste, snodo di passaggio fondamentale nella rotta balcanica, avrebbe bisogno di una attenta strategia su questo tema e dovrebbe essere dotata di un programma di gestione del fenomeno migratorio di ampio respiro, che assomigli alla programmazione tipica di un’area metropolitana di confine.
In particolare gli interventi pubblici dovrebbero mirare a perseguire i seguenti tre obiettivi prioritari:
- Predisporre un piano pubblico in grado di assicurare un’assistenza umanitaria, uno screening medico e un ricovero temporaneo a elevata turnazione in condizioni di sicurezza per diverse migliaia di persone nel corso dell’anno.
- Assicurare l’accesso immediato dei cittadini stranieri che presentano domanda d’asilo a Trieste al sistema di prima accoglienza e ai servizi a loro dedicati.
- Favorire una gestione dell’accoglienza che garantisca la libertà delle persone, promuovendo l’inclusione sociale, ed eviti forme di marginalizzazione e ghettizzazione.
Il Rapporto illustra dettagliatamente e per punti le misure che le autorità competenti (Comune di Trieste, Prefettura di Trieste, ASUGI) dovrebbero adottare per raggiungere i suddetti obiettivi.
Non costituisce invece una risposta sensata l’ipotesi della apertura a Trieste di un hotspot, di fatto una struttura detentiva e non di prima accoglienza. La privazione della libertà all’interno di tali centri ha già sollevato enormi problematiche giuridiche relative alla conformità con la Costituzione e con la normativa dell’Unione Europea, e l’apertura di tali strutture non porterebbe alcun beneficio al buon funzionamento del sistema di prima accoglienza dei richiedenti asilo del territorio.
Comunità di San Martino al Campo ODV
Diaconia Valdese (CSD)
DONK – Humanitarian Medicine ODV
Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS)
International Rescue Committee Italia (IRC)
Linea d’Ombra ODV